Fare l'arbitro ad un Campionato Europeo e' certamente una esperienza straordinaria. Li' per li' non ci si rende conto quanto diverse sono le cose, viste con due bandierine in mano.
Prima di tutto il mondo inizia e finisce nel tuo shaijo - e' difficile, anzi impossibile, rendersi conto di cosa succede sugli altri campi di gara. La concentrazione e' quasi ininterrotta - anche quando si siede, si cerca comunque di seguire cosa succede, si cerca di capire se al turno successivo un arbitro della terna e' da sostituire o se occorre uno spareggio... si puo' certamente dire che questo non e' diverso da quello che deve succedere arbitrando anche una manifestazione fra quattro amici, ma in un Europeo la pressione e' certamente maggiore - in particolare se e' la prima volta che ci "lavori" e non conosci gli altri arbitri della tua squadra: e che debba essere un lavoro di squadra, e' evidente. Quando il ritmo dei combattimenti e' cosi' elevato, tre arbitri sono appena sufficienti per seguire gli eventi! Bisogna comunque affidarsi agli occhi ed al giudizio degli altri componenti della terna.
Ancora sono sotto l'effetto di quello che ho visto sullo shaijo - sono flash di decisioni, prese o non prese: il fantasma di un gyaku-do che continua a perseguitarmi, un debana kote cosi' veloce da non poter essere nemmeno VISTO, uno tsuki per cui la bandierina ha impiegato un secolo a salire... tutto continua a riproporsi con inquietante persistenza, mi domando quanto tempo ci vorra' perche' le immagini comincino a recedere.
Certamente e' una esperienza preziosa, un modo diverso di fare kendo, cercando costantemente di entrare nella testa di due persone, per capire la loro prossima mossa, il loro prossimo passo. Assolutamente da provare.
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